Il confort abitativo è un concetto strettamente legato al benessere psicofisico del nostro corpo, ma se c’è una cosa che ho imparato in 15 anni di professione è che il confort non si misura!
Esattamente come la scienza può misurare i battiti cardiaci, il flusso del sangue, la temperatura corporea, ma non può misurare l’eccitazione, la commozione o la tenerezza così le norme sul risparmio energetico non possono esprimere in numeri il tepore, la mitezza o il benessere in una casa.
Forse ognuno di noi ha in testa un’immagine, o un’esperienza legata al confort di un ambiente domestico e i miei ricordi sono legati ad una casa in particolare: questa…
In questa casa abitavano i miei nonni materni. Mio nonno Antonio, contrariamente all’80% dei nonni dei miei coetanei, non era un agricoltore ma un sorvegliante del Genio Civile. Ricordo l’orto pieno di verdure (che più biologiche di così era impossibile), la stufa, la cucina di mia nonna, quella lunga scala che non finiva mai. Avevo 5 anni quando mio nonno andò in pensione e dovette trasferirsi da quella casa del Demanio, ma quei ricordi mi accompagneranno per sempre.
Ecco, mi sono commosso, cacchio…
Torniamo a noi.
Come il corpo umano reagisce in modo scientifico ad un sentimento, è possibile individuare le principali condizioni che contribuiscono al benessere di chi abita una casa, e, anche se in realtà sono molti di più, voglio condensarli in 5 condizioni:
Temperatura;
Umidità;
Ventilazione;
Irraggiamento;
Ambiente circostante;
Vediamole insieme:
Temperatura: il confort più evidente
Se l’argomento è il confort, parlare di temperatura può sembrare banale, infatti se ti chiedo a cosa serve l’isolamento termico di una casa, probabilmente mi risponderai che serve per evitare la dispersione del calore interno generato dal riscaldamento.
Risposta esatta!
Ma c’è di più.
Ora prendiamo due case e misuriamo la temperatura di due stanze identiche. Entrambi hanno una temperatura di 20°, ma nella prima c’è una piacevole sensazione di tepore, nella seconda alzeresti un po’ il riscaldamento. Come mai?
La soluzione non è nella temperatura dell’aria ma in quella delle superfici della struttura.
Ora arriva la spiegazione.
Hai presente quando tua mamma serviva un piatto di minestra bollente e per farla raffreddare la versava in un secondo piatto? Ecco, in fisica avviene un fenomeno (seconda legge della termodinamica) per cui un corpo caldo cede calore ad un corpo freddo (ecco che la minestra cedeva calore al piatto più freddo).
In casa, quindi, succede che se le pareti sono fredde e poco isolate, il mio corpo più caldo cede calore alla parete. Anche se la temperatura interna potrebbe sembrare sufficiente, il nostro senso di benessere ne risente, proprio perché ci stiamo raffreddando.
Morale:
Isolare la casa correttamente è più importante che avere un mega impianto di riscaldamento.
Se a questo aggiungiamo un impianto di riscaldamento a pannelli radianti o una stufa tirolese, facciamo bingo.
Umidità
E qui si apre un mondo, ma tranquilli, ci dedichiamo lo stretto necessario.
L’umidità è quel fenomeno che accomuna chi fa la doccia, chi cucina un piatto di pasta e chi imita Rose e Jack nella stiva del Titanic.
L’umidità non è altro che aria carica di microgoccioline d’acqua che possono saturare una stanza, fino a formare un effetto nebbia, o condensare su una superficie più fredda. Avrai sicuramente visto il vetro di una finestra dopo una doccia.
La superficie umida e poco illuminata è la condizione ideale per trasformare spore e batteri in muffa, ma questa è un’altra storia, restiamo sul confort.
Quando parliamo di confort abitativo legato all’umidità mi riferisco alla stessa sensazione che si prova quando confrontiamo una località in pianura padana e una a 2000 m. La sensazione di disagio è più spiccata a 0° in mezzo alla nebbia che a – 5° sciando in montagna.
In un ambiente domestico, questo problema si attenua areando costantemente i locali, aprendo la finestra o con una ventilazione meccanica, magari con ricuperatore di calore, finché l’aria perde la sua percentuale d’acqua.
Ma se per te l’ambiente umido non è un gran problema, coltiva l’esempio di Rose e Jack.
Ventilazione
La ventilazione è strettamente legata anche a temperatura e umidità, perché insieme sono le 3 condizioni che esprimono il concetto di aria sana.
Ma non voglio parlarti di areazione dei locali, ma di velocità dell’aria.
Il movimento dell’aria incide nella sensazione di benessere sia nel periodo estivo che in quello invernale, ma per condizioni opposte.
Mi spiego.
In estate aumentare la velocità dell’aria, accendendo un ventilatore, ad esempio, permette l’abbassamento della temperatura corporea, mentre in inverno un movimento accentuato dell’aria potrebbe incidere negativamente nella sensazione di confort.
Un confronto lo potremmo fare tra un ufficio riscaldato da ventilconvettori (quei cosi che sparano aria calda) e le baite di montagna con una stufa tirolese che irradia calore lentamente.
Ecco che è sempre bene privilegiare movimento molto lenti dell’aria (anche in estate) e incentivare riscaldamenti radianti, come a pavimento o a parete.
Irraggiamento: miglioramento istantaneo del confort
Tra le 5 condizioni, questa è sicuramente quella più vicina alla sensazione di confort. Se parliamo di irraggiamento, la prima cosa che ci può venire in mente è il sole, immagino.
Ti è mai capitato di fare una scampagnata tra marzo e aprile, dove le giornate di sole ti fanno mettere quasi in maniche corte, ma al passaggio della prima nuvola senti subito la necessità di coprirti? Anche in questo caso, la temperatura esterna è la stessa di quando il sole è libero da qualsiasi ostacolo, eppure la sensazione di freddo è più spiccato.
Se ti dicessi che questo fenomeno succede grazie al sole sarebbe una spiegazione banale, in realtà quello che succede l’ho spiegato nel punto dedicato alla temperatura: un corpo caldo cede calore ad un corpo freddo.
La stessa cosa la dobbiamo sviluppare all’interno del nostro involucro edilizio. In sintesi, il benessere viene amplificato quando le fonti di riscaldamento (o raffreddamento) avvengono attraverso lo scambio di calore tra due corpi di diversa temperatura.
L’utilizzo di superfici vetrate poco performanti, ad esempio, il senso di disagio proprio per la bassa capacità isolante del serramento, a meno che il vetro non sia colpito dal sole invertendo così lo scambio termico: non sono io che cedo calore al serramento, ma è il sole che mi scalda.
Quindi, se scegliamo un riscaldamento preferiamo quello a pannelli radianti, se dobbiamo installare una stufa prendiamone una a legna (quindi no pellet) e se ci piacciono le ampie vetrate, oltre a prenderle di qualità, facciamo fare uno studio dell’illuminazione naturale, sia per sfruttarne i benefici invernali, sia per prevenire il surriscaldamento estivo.
Ambiente circostante
E qui voglio uscire dal contesto scientifico e dalla fisica tecnica.
Quando parlo di ambiente intendo il concetto spaziale: il confort ed il benessere incide anche dalla qualità dello spazio che ci circonda.
Ho letto in una rivista (purtroppo non riesco a citare la fonte) come le persone che riescono a stupirsi, davanti ad un tramonto, ad una esperienza creativa o ad un opera d’arte, vivano in media di più rispetto a chi vive in ambienti poco stimolanti.
Anche se la tua casa fosse super progettata nei minimi dettagli, o regolata dagli impianti più efficienti e bonificata da qualsiasi disturbo acustico, ma circondata da spazi grigi, immersa nel traffico o frequentata da vicini maleducati, sicuramente lo sforzo progettuale e strutturale di una casa perfetta andrebbe a farsi friggere.
Ecco che una finestra aperta su un giardino rigoglioso, il chiasso giocoso di un quartiere curato o la presenza di corsi d’acqua lenti ed armoniosi, creano le condizioni ideali per una casa perfetta. Resta un solo ingrediente per un capolavoro: il sorriso.
Una casa abitata da persone tristi e rassegnate è come una terra arida e sterile: ci possono essere tutte le sementi del mondo, ma senza gli elementi necessari non può crescere nulla di buono.
Probabilmente è la stessa cosa che direbbe mio nonno se fosse ancora qui a consigliarmi, come faceva una volta.
Vi lascio con questo video c’è molto su cui riflettere.